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Paese nuovo, con parole nuove - 2

seguito   QUEL PRIMO IMPATTO, IN PAESE NUOVO, CON "PAROLE NUOVE"

Giunta in Francia, ricercavo dunque un “Manuale di cattive maniere” difficilmente trovabile o qualche amica, particolarmente “dotta” e disposta a darmi lezioni.

All’epoca, ahimè, la maggior parte delle mie frequentazioni, erano, per motivi di lavoro e di scuola, tutte straniere e forse ancor più di me, prive delle sottigliezze delle apostrofazioni locali.
Sarei potuta ricorrere ai figli.
Quelli maggiori sicuramente dovevano essere già stati contaminati e istruiti a dovere e avrebbero potuto offrirmi un ampio campionario di quanto ricercavo, ma qui ne andava della mia dignità e della mia credibilità di madre.
Come far loro sputare impunemente termini per i quali poi punirli se li avessi uditi utilizzare?
In virtù della cultura?
Di che sdegnarli e spingerli per reazione verso l’ignoranza più abietta, pur sempre preferibile all’ingiustizia.
Noto che i giovani detestano le parzialità e sopraffazioni e le madri l’ignoranza dei figli.
Chercher ailleurs!
Dopo qualche mese, trascorso in quasi totale reclusione, sempre per la paura di sentirmi offendere senza capirlo,iniziai ad uscire dal mio guscio e muovere i primi timidi passi.
Davanti alla casa, dove avevamo infine traslocato, abitava una vecchia signora.
In campagna, un po’ fuori zona e senza molti contatti, mi ero avvicinata a quest’amena vecchietta, all’epoca già quasi ottantenne, ma di spirito indomito e d’animo sagace.
Tra una visita pomeridiana o serale la simpatica ottuagenaria mi offriva una panoramica tutta sua del paesaggio, degli abitanti, degli usi e costumi e della gastronomia locale.
I nostri ritrovi all’insegna piuttosto del Vin d’Oranges che del tè,si intensificavano,ed iniziava così il primo scambio tosco-provenzale, un contraccambio di produzioni casalinghe: una teglia di penne alle melanzane cucinata da me, aperitivo a base di arance amare servito da lei e. “champagne per brindare all’incontro”…perché entrambe grandi estimatrici delle fini bollicine .
Man mano che la nostra conoscenza aumentava, e i vini diminuivano passando dalla bottiglia al nostro sistema circolatorio,la comunicazione diventava sempre più fluida,facile,sciolta.
Da buona marsigliese, Madame Nivain,al secolo Louise, nata all'ombra della Bonne Mère,conosceva un vocabolario dei più coloriti, di cui iniziò cautamente a farmi partecipe.
Imparai così con mio sommo gaudio un infinito numero di parole con tante “esse”,che potrebbero suonare innocue ad orecchi non istruiti e talora perfino dei gentili vezzeggiativi.
Imparai a non sbagliare la salopette, graziosa tutina, con salope , di cui non è il vezzeggiativo che non vezzeggia affatto mentre invece insulta e che la poufiasse, (con una o due “f ”) che in francese suona puffiasse e tanto fa pensare ai Puffi, i nanetti blu, gli Schtroumpfs di origine belga, non ha assolutamente nulla da spartire con la puffetta dai capelli biondi ed è la sorella delle altre, pétasse,radasse, connasse….tutti termini poco adatti a un linguaggio di cortesia o meno,ma di cui è necessario conoscere esistenza e significato…..a scanso di equivoci e di sorrisi inutili.
La mia vita riuscì cosi a cambiare; ritrovai infine il sorriso, che ripresi a elargire senza più temere di passare per un’idiota . Mi ero oramai abbastanza impratichita dei suoni alla presenza dei quali c’era ben poco da sorridere,( specie se diretti a me) ed ai quali potevo prontamente rispondere con una sfilza di “esse” ………….poco importa se semplici, doppie o impure e di origine francese o italiana.
Non dimentichiamo che provengo dal …. bel paese là dove ‘l sì suona. (Canto XXXIII, verso 80)
E con la licenza del sommo poeta posso spedire tutti …all’inferno!

Rebecca Ricci Bossi 
 


Data di creazione: 21/02/2014 12:10
Ultima modifica: 01/03/2014 09:05
Categoria: Notizie dal mondo - Dalla Francia-Rebecca Ricci Bossi
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